Corpo e acqua: due amici in simbiosi

Convegno Lido di Camaiore 11 e 12 giugno 2005

L’esperienza dell’ idroterapia con Carolina, una bambina di otto anni che ha ottenuto ottimi risultati, incoraggia anche altri genitori a ben sperare per il futuro delle proprie bambine

Mi chiamo Silvia Guizzardi, sono istruttrice ISEF e FIN.

Carolina è una bambina di otto anni e mezzo, la seguo da cinque anni. Nell’estate del 2002 abbiamo iniziato la nostra esperienza in acqua, ripresa nell’estate del 2003 e poi finalmente, con la nascita del progetto Versilia, da gennaio del 2004 siamo riuscite a svolgere l’attività in acqua con una frequenza di tre volte alla settimana. La temperatura dell’acqua in cui svolgiamo gli esercizi varia tra i 28 e 30°.

Gli esercizi di cui parlo sono nell’ordine in cui li ho proposti a Carolina; è importante precisare che tutti gli esercizi sono svolti in acqua alta, dove Carolina non tocca, eccetto l’esercizio sulla deambulazione.

Cammino 2002

Carolina aveva una deambulazione precaria e soggetta a frequenti stereotipie.

Cammino 2004

Carolina riusciva ad avere un discreto equilibrio e soprattutto era notevolmente diminuita la presenza di stereotipie.

Tubo sotto ascelle 2002

Non riusciva a mantenere un corretto equilibrio, cadendo diverse volte in avanti a causa delle frequenti stereotipe, con conseguente perdita di controllo del bacino e degli arti inferiori che fuoriuscivano dall’acqua.

Tubo sotto ascelle 2004

Carolina riusciva a mantenere un buon equilibrio per poter effettuare anche degli spostamenti.

Tuffo 2002

Il tuffo era completamente pilotato da me, perché ancora non aveva assimilato il movimento di spinta che si deve effettuare per cadere con il corpo nell’acqua.

Tuffo 2004

Ancora non ha raggiunto una spinta totalmente autonoma, però mantiene una posizione corretta delle mani sul bordo.

Tuffo 2005 (zattera, tappeto galleggiante)

Nel primo tuffo Carolina tende a portare le mani sulla pancia e non si spinge per entrare in acqua, perché distratta dagli altri bambini che facevano la lezione di nuoto.

Nel tuffo successivo, anche se la bambina era stanca perché stava terminando la lezione, riesce a mantenere le mani nella giusta posizione e si spinge in avanti per entrare in acqua.

Tuffo 2005 (bordo piscina)

In questa situazione vediamo Carolina un po’ distratta, ha lo sguardo rivolto a sinistra perché era attirata dai bambini che facevano lezione. Nonostante ciò riesce a tenere almeno una mano (quella dominante per la presa) sul bordo, che le consentirà, insieme al dondolamento, di effettuare il tuffo.

Mani sul tubo 2002

Carolina aveva una notevole difficoltà nel tenere le mani aperte sul tubo: tendeva a richiuderle a pugno, inoltre se riusciva per un po’ a mantenerle aperte, con il mio aiuto, il suo busto e le sue gambe tendevano a non muoversi, e anzi, a finire in stazione eretta.

Mani sul tubo 2003

Riusciva a tenere le mani sul tubo e ad effettuare anche dei piccoli spostamenti senza che la stimoli tirandola a me con il tubo.

Tubo mani 2004

Riusciva a tenere le mani sul tubo e ad effettuare spostamenti più ampi.

Tubo mani con richiesta 2005

Quest’anno ho iniziato a chiedere a Carolina di mettere le mani sul tubo senza il mio aiuto. E’ stato uno degli obiettivi più importanti perché per Carolina effettuare un’azione volontaria di presa con successivo mantenimento è molto difficile perché, come tutte le bambine affette da Sindrome di Rett, soffre di aprassia (incapacità di compiere gesti o azioni diretti verso un particolare fine) e di atassia (disturbo della coordinazione del corpo in rapporto con l’equilibrio, sia nel mantenimento della postura, sia nella marcia).

Prese:

  • 1. Viene subito effettuata.
  • 2. Avviene dopo circa 20 secondi. Questa presa è buona perché riesce a tenerla nonostante i miei strattoni.
  • 3. Dopo 28 secondi.
  • 4. Anche questa dopo 28 secondi. Carolina è un po’ distratta dagli altri bimbi che nuotano.
  • 5. E’ una presa rapidissima, dopo solo 3 secondi; è anche la prima e unica volta che afferra il tubo con la mano sinistra, che è la mano prescelta per afferrare il cucchiaio, il biberon, ecc
  • 6. Viene effettuata in 28 secondi: mostra una certa pigrizia, perché cerca di muovere le gambe il meno possibile per effettuare gli spostamenti.
  • 7. Anche questa avviene in 28 secondi.
  • 8. In questa presa le stereotipie intervengono a disturbare, ma come la bambina riesce a cessarle, procede all’azione richiesta impiegando circa 30 secondi.

Cavalluccio 2002 (tubo galleggiante)

Era un esercizio estremamente difficile, non riusciva a tenere un minimo di equilibrio nella posizione prona se non aiutata.

Cavalluccio 2003

Riusciva a spingere bene alternativamente con le gambe, passando da posizione prona a eretta, sempre con il mio aiuto, sostenendole il viso per alleggerire il tronco nella fase di spinta.

Cavalluccio 2004

L’obiettivo era raggiunto: Carolina riusciva a stare sul tubo a “cavalluccio” in assoluta autonomia e con frequenti spostamenti

Cavalluccio 2005

Adesso riesce ad avere un ottimo equilibrio e un controllo tale da permetterle di stare ferma effettuando, quando è più stanca, solo dei piccoli accorgimenti per non cadere dal cavalluccio.

Dorso 2002

Era per lei, come per tutti i bambini, una posizione non molto gradita.

Dorso 2005

Risce a stare in questa posizione senza avvertire nessun fastidio, le braccia sono notevolmente migliorate in quanto più gestibili perché meno rigide. Immersioni totali 2004 (tubo a livello inguinale). Questi esercizi servono a potenziare e mobilitare la colonna. L’immersione in acqua viene provocata da me, ma sta alla bambina uscire dall’acqua utilizzando i muscoli nella maniera opportuna. Le gambe partecipavano attivamente all’esercizio, mentre il busto sia nell’entrata che nell’uscita era rigido e le braccia raccolte sulla pancia.

Immersioni totali 2005

Nella prima immersione, dopo essere fuoriuscita dall’acqua, non mantiene perfettamente il busto eretto, mentre la seconda viene svolta correttamente, la bambina riesce non solo a tenere una buona posizione con il busto, ma anche ad afferrare il tubo che, una volta entrato in acqua, scivola dall’inguine in avanti. Le precedenti immersioni sono effettuate con gli occhialini, mentre in questa Carolina ne è priva e nonostante ciò riesce a concludere correttamente l’esercizio. La quarta ripresa è quella eseguita più correttamente perché, una volta fuoriuscita dall’acqua, riesce anche ad afferrare il tubo ed effettuare degli spostamenti.

Immersioni parziali 2005 (tubo a livello inguinale)

Partendo da posizione prona, tengo in equilibrio la bambina sostenendole il mento. L’esercizio consiste nel mantenere l’equilibrio evitando di cadere con il busto, e quindi il viso, in acqua, una volta tolto il mio sostegno al mento.

Nella prima esecuzione la bambina mostra un equilibrio non sufficiente e quindi cade nell’acqua, riuscendo comunque in un secondo tempo a riemergere.

Nella seconda la bambina riesce perfettamente, una volta tolto il sostegno, a non immergersi nell’acqua e mantenere una buona tonicità e un buon equilibrio del busto.

Aggancio dietro e avanti 2004

La bambina doveva abbracciarmi e mantenere la presa, prima appoggiando la testa sulla mia schiena (aggancio da dietro), poi appoggiando la testa sulla mia pancia (aggancio davanti) mentre io effettuavo degli spostamenti e cambi di direzione abbastanza rapidi.

La bimba aveva raggiunto l’obiettivo, mentre nel 2002 non riusciva a tenersi saldamente abbracciata

Tubo inguine (solo gambe) 2005

L’esercizio consiste nel far muovere autonomamente e alternativamente le gambe mentre la aiuto sostenendole il viso, e di conseguenza il busto (faccio questo perché la bimba deve cercare di automatizzare il movimento delle gambe).

Questo obiettivo è stato raggiunto abbastanza velocemente, pertanto sono passata all’esercizio successivo che implica anche l’uso delle braccia.

Tubo inguine (gambe e braccia) 2005

In questo esercizio la bimba provvede a muovere le gambe mentre io inserisco il movimento alternato delle braccia come per lo stile libero.

In un primo momento la bambina mostrava una rigidità nel farsi muovere le braccia. Adesso, quando il braccio è piegato, basta dare dei colpetti sul gomito o sull’avambraccio che la bambina lo distende e cerca di tirarlo fuori dall’acqua.

Spalle dietro (tubo sotto le ascelle passando dietro la schiena) 2005

L’esercizio consiste, partendo dalla posizione eretta, mettere la bambina in posizione supina e successivamente riportarla nella posizione di partenza. All’inizio devo farle percepire io questi cambi di posizione; successivamente la bambina deve cercare di passare da posizione supina a eretta autonomamente; il secondo e ultimo obiettivo è di passare da posizione eretta a supina senza il mio aiuto. Attualmente la bambina ha raggiunto il primo obiettivo.

Zattera (tappeto galleggiante provvisto di buchi da cui entra e esce l’acqua) 2005

Da posizione prona sulla zattera la bambina deve essere stimolata a stendere le braccia e effettuare una semi-rotazione che la porterà in posizione seduta, dove poi effettuerà tramite dondolamenti il tuffo. Questo esercizio serve per potenziare la muscolatura del piccolo e grande pettorale.

Carolina è riuscita molto bene nel primo obiettivo, ma effettua la semi-rotazione sempre dal lato sinistro, quindi devo obbligarla a girarsi anche dal lato opposto.

Giri su zattera 2005

Dalla posizione prona sulla zattera con le braccia distese sopra la testa, devo farle effettuare delle rotazioni (in entrambe le direzioni) intorno al proprio asse facendole mantenere il corpo disteso. La bambina deve però autonomamente mantenere la testa leggermente alzata per non bere nel momento in cui da posizione supina viene girata in posizione prona. Questo esercizio migliora l’equilibrio e la sensibilità propriocettiva.

A Carolina piace molto questo esercizio e riesce a mantenere la testa nella corretta posizione.

Trottola (collare galleggiante) 2005

Tramite questo ausilio, messo volontariamente nella posizione opposta a quella di utilizzo, e messo come se fosse una ciambella, la bimba si trova squilibrata e utilizzando le braccia deve mantenersi in equilibrio e ritornare in posizione eretta. Anche questo esercizio serve a migliorare l’equilibrio e la sensibilità propriocettiva.

Riesce, divertendosi, ad eseguire quasi perfettamente l’esercizio.

E’ proprio vero, corpo e acqua sono due amici in simbiosi: l’acqua è un elemento prezioso, migliora l’armonia, la coordinazione del corpo e l’umore delle bambine. Consiglio a tutti i genitori di far provare questa esperienza alle loro figlie: è un ottimo investimento per la loro salute.

Silvia Guizzardi, Istruttore Isef e istruttore Fin