Approccio multidisciplinare all’ipercifosi strutturata.

Inquadramento e ipotesi di percorso terapeutico per il dorso curvo, in pazienti con disabilità

La colonna vertebrale è composta da due tipi di curve: cifosi e lordosi, le quali vengono viste ed incorporate nelle tre curve armoniche della nostra colonna, ovvero lordosi cervicale, cifosi toracica e lordosi lombare e sono del tutto fisiologiche in quanto permettono il normale movimento e la conseguente distribuzione del carico lungo il rachide vertebrale.
Quando si parla di ipercifosi toracica, invece, si prende in esame una condizione patologica che consiste in un sensibile aumento della flessione dorsale, generalmente superiore ai 45°-50°. Questo comporta, in misura più o meno importante, una riduzione della mobilità segmentaria toracica e del rachide vertebrale nel suo complesso, poiché per far fronte al nuovo assetto posturale le due lordosi adiacenti attueranno atteggiamenti di compenso.
Generalmente le ipercifosi si presentano durante il periodo dello sviluppo preadolescenziale e possono essere distinte in due gruppi principali:
cifosi asteniche posturali; cifosi strutturate.
Le prime sono piuttosto diffuse e sono principalmente causate da posture viziate, poca propensione all’attività fisica o allo sforzo e ad un ipotono generale, ma sono anche facilmente correggibili con cicli di ginnastica posturale ed abitudini di vita sane.
Le seconde, invece, sono spesso il risultato di condizioni patologiche degenerative quali osteocondrosi (Scheuermann), artrite giovanile, spondilosi, collagenopatie, traumi vertebrali, ipoastenie o disturbi dello sviluppo associati ad altre patologie o sindromi come la Rett.
Al momento queste ipercifosi strutturate vengono trattate in due modi differenti, chirurgico o terapeutico motorio.

Per quanto riguarda la modalità chirurgica si fa riferimento all’artrodesi che è una tecnica che permette di unire le vertebre, in questo caso del tratto dorsale o lombo-dorsale, della colonna vertebrale con o senza l’inserimento di impianti (viti, uncini, barre, placche) di metallo (acciaio o titanio) o non metallici. Generalmente viene eseguita per curvature molto severe e ingravescenti dove la dolorabilità e la limitazione funzionale è alta.

Data la sua incidenza, la letteratura e le scelte terapeutiche fisiche, invece, sono ampie. Dall’approccio manipolativo Osteopatico o Chiropratico, a quello Massoterapico e Fisioterapico, senza dimenticare tutta la parte fondamentale di ginnastica posturale passiva e attiva e dell’idrokinesi terapia. Ovviamente ogni percorso terapeutico verrà studiato a seconda della condizione del paziente e dalla natura della sua ipercifosi.

Nel caso di dorso curvo unito a condizioni patologiche o sindromiche, come quella di Rett, il percorso terapeutico fisico dovrà tenere conto dello scarso o assente ruolo collaborativo del paziente, concentrandosi prevalentemente sul lavoro di tipo passivo-attivo, che aiuti a diminuire il relativo angolo di Cobb e i pattern posturali errati o viziati.

Esistono vari studi, indipendenti fra loro, sul trattamento dell’ipercifosi, anche su pazienti disabili, che hanno evidenziato come esercizi posturali, manipolazioni e terapia fisica abbiano dato buoni risultati sul medio termine, seppur slegati tra loro. Personalmente ritengo, come generalmente lo è di base ma specialmente in condizioni similari, che l’approccio multi-disciplinare all’ipercifosi è la scelta, per questi pazienti, che produrrà risultati più efficaci, visibili e duraturi nel tempo.

Un esempio di protocollo terapeutico condiviso a medio termine per un dorso curvo su pazienti non autonomi può essere composto da:

Trattamento Manipolativo Osteopatico

Trattamento totalmente manuale, indolore e in questo caso passivo, che si concentrerà sulla mobilizzazione, nella misura concessa, e sulla normalizzazione del tratto dorso-lombare, ma soprattutto delle strutture superiori e inferiori quali il cingolo scapolo-omerale e il cingolo pelvico, insieme a tutta la catena posteriore e gli IPT, poiché fungono da “ valvola di sfogo” per i compensi tensivi derivanti dalla gestione dell’ipercifosi. Unito a questo, si lavorerà sulla distensione diaframmatica per diminuire l’effetto “cravatta” che traziona il soggetto anteriormente e allo stesso tempo aumenterà l’espansione condro-costale scaricando i muscoli respiratori accessori quali scaleni, intercostali esterni, scom ed elevatori delle coste (1 volta ogni 7/15 gg a seconda di indicazioni specifiche).

Trattamento Massoterapico

Lavoro che si focalizzerà sul decontrarre tutta la catena posteriore dorsale, lombare e arti inferiori, sia manualmente, sia con l’ausilio di elettromedicali, e allungando allo stesso tempo la catena anteriore e crociata, come pettorali grande e piccolo, retto addominale, iliaci e psoas, che non solo agevolerà il lavoro parallelo di manipolazione, ma allo stesso tempo agirà sulle zone algiche e di rigidità, migliorando l’irrorazione sanguigna superficiale e aumentando di molto il rom dorso lombare (1 volta a settimana).

Idrokinesi Terapia

Il lavoro in acqua ricopre una grande importanza, la temperatura dell’acqua è generalmente 32°-35°, risultando un ambiente spesso accettato con facilità dai pazienti con handicap motorio-cognitivi, rilassandoli e facendo lavori che a secco sarebbero impossibili. Solitamente l’idrokinesi è un lavoro di ginnastica attiva ma, come anticipato, in questi casi il protocollo sarà di natura quasi totalmente passiva. Dopo aver fatto prendere confidenza con l’acqua al paziente, aiutandolo nel galleggiamento con tubi e galleggianti, si comincerà in modo dolce ma progressivo. Inizialmente si lavorerà a pancia in su trazionandolo e muovendolo sul piano orizzontale, con movimenti dolci per elongare la catena posteriore, e poi si passerà a pancia in giù dove, sfruttando il riflesso naturale più o meno marcato di tenere la testa fuori dall’acqua, trazionandolo dolcemente dalle braccia si stimoleranno gli erettori della colonna a lavorare nel senso opposto alla cifosi. Altri esercizi utili potranno essere le spinte in avanti e le remate col tubo (sempre guidate dal terapista in acqua), finendo con un galleggiamento statico a stella a pancia in su per dare respiro ai metameri vertebrali (1-2 volte a settimana).
Il tutto sarà unito da un monitoraggio e un lavoro a casa da parte dei genitori o dei tutori per mantenere i nuovi assetti posturali tramite esercizi, o nuove abitudini che limitino il più possibile gli atteggiamenti negativi posturali precedenti, come l’utilizzo di cunei, rotoli lombari o cuscini, da concordare in ogni caso con il terapista o il fisiatra di riferimento.

 

 

 

 

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