Suono e psiche: messaggi della musica

Convegno Lido di Camaiore 11 e 12 giugno 2005

camaiore1_0L’esperienza di una seduta di musicoterapia rivolta anche a genitori, educatori, medici e terapisti per comprendere il potere del suono nella cura della SR

La musicoterapia è la disciplina che usa il suono come mezzo terapeutico per la ripristinazione e la comunicazione dei canali ritenuti cronicizzati e chiusi verso il mondo esterno…

Così è iniziato il pomeriggio del 12 giugno 2005, nella sala adibita alla presentazione della attività musicoterapica nel centro Congressi delle Dune di Lido di Camaiore: una sala riempita di strumenti musicali come tamburi, tam tam, tamburelli, maracas, cembali, xilofoni, canne di bambù, tastiere flauti, legnetti, campanelli.

Lo strumentario era complessivamente di cinquanta elementi, i cuscini e i tappeti di diversi colori davano ancora di più l’impressione della serenità.

Dopo la mia prefazione iniziale, i presenti hanno scelto istintivamente uno strumento musicale e si sono seduti o sdraiati .

Ho voluto lavorare con tante persone assieme alle bambine Rett, per far capire ai presenti le sensazioni, le impressioni e le espressioni individuali che il suono può determinare in ognuno di noi a livello fisico, percettivo ma soprattutto psicologico.

Dopo l’ascolto di un brano selezionato nei giorni precedenti, di elementi circolari, cullanti e di tonalità maggiore, ho dato predisposizioni al gruppo – che come ho già detto era numeroso – di iniziare sotto la mia guida il dialogo sonoro, un dialogo non verbale, fatto con gli strumenti musicali ma capace di farci comunicare uno con l’altro attraverso le sonorità istintive senza l’uso della parola.

Le molte persone presenti non si sono accorte che il tempo nella sala passava veloce e che dall’inizio dell’intervento alle ore 15, fra danze canti e sonorità improvvisate erano passate quattro ore; le bambine non erano stanche ma rilassate e felici per essere state assieme a volti nuovi e suoni sconosciuti.

La musica è efficace sul corpo grazie alla qualità che noi proponiamo ognuno attraverso il proprio bagaglio culturale; essa costituisce la più rigorosa meccanica delle qualità poiché all’origine il suono non è altro che movimento, ma giunto all’orecchio diventa subito effetto qualitativo.

 

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Il valore terapeutico delle sensazioni che la musica suscita in ogni individuo è dovuto al fatto che queste trasformazioni si “allargano” nel corpo, la quantità di vibrazioni si decompone nei movimenti e il piacere delle sensazioni diviene ciò che è sempre stato, vibrazione e equilibrio della tensione nervosa.

Il dialogo sonoro supera le barriere dello spazio/tempo, e tutto ciò è avvenuto il giorno del Congresso con spontaneità e libertà causate dallo svuotamento psico/fisico dovuto al potere del suono: non c’è stata nessuna differenza tra medici, educatori, bambine Rett e genitori, tutti hanno recepito le stesse sensazioni e la stessa armonia sonora che ha reso compatto un gruppo che fino a qualche istante prima era costituito da singoli individui, ognuno con il suo vissuto, i suoi pensieri e i suoi mille perchè.

La musica provoca in qualsiasi individuo l’emozione del movimento poiché è collocata nel tempo e nello spazio: sono le note discendenti e quelle ascendenti, così come la successione dei suoni a differenti velocità e differenti ritmi, che possono dare all’individuo con o senza problemi la sensazione di movimento completo.

Quella del movimento è la prima sensazione che ognumo di noi avverte la prima volta che interviene ad una seduta di musicoterapia, allo stesso modo delle prime sensazioni inconsce di movimento che il bambino percepisce nella pancia della madre e che rimangono nel vissuto di ognuno di noi per tutta la vita sono legate al suono.

Nelle bambine Rett accade la stessa cosa, il suono entra attraverso l’apparato uditivo ma anche attraverso le ossa e le parti cave del corpo, giunge al sistema nervoso, spontaneamente ne stimola le parti lese e, anche se con ritmi più lenti dei nostri, riesce a fare evolvere quelle parti ritenute ormai cronicizzate, come atteggiamenti stereotipi, cronicizzazioni e la mancanza della verbalizzazione.

Le bambine, nel tempo, con molta calma e tranquillità riacquistano la loro indipendenza e riescono a concentrarsi sugli oggetti musicali prendendoli anche in mano e muovendoli a tempo con il gruppo operativo.

Gradualmente avviene la perdita degli atteggiamenti stereotipi delle mani, sopraggiunge quella forza che serve per continuare il lavoro sonoro e alcune volte, all’improvviso e con un grande sorriso, a riacquistare la parola.

Stefania Goti, Musicoterapista Ausl 12 – Viareggio