L’impiego delle onde d’urto per la riduzione dell’ipertono spastico

Dott.ssa Cristina D’agostino e Prof. Nicola Portinaro*
*Direttore della Clinica Ortopedica Università degli Studi di Milano, Responsabile UO di Ortopedia e neuro ortopedia pediatrica Istituto clinico humanitas, Rozzano, Milano

Le onde d’urto, introdotte originariamente in campo medico nei primi anni novanta, per la frantumazione dei calcoli renali (litotripsia renale), negli anni immediatamente successivi, hanno visto una sempre più diffusa applicazione anche in ambito ortopedico – fisiatrico e riabilitativo, oltre che, più recentemente, nel campo della rigenerazione tissutale.

Dal punto di vista fisico, trattasi di onde acustiche, caratterizzate da una precisa forma d’onda con un elevato e rapidissimo picco pressorio iniziale, una rapida discesa del medesimo a cui segue una brevissima fase negativa.

Nella pratica medica, le onde d’urto, generate e trasmesse in rapida sequenza, si sono dimostrate in grado di generare una stimolazione meccanica diretta sui tessuti corporei, con la produzione di specifici mediatori e fattori di crescita responsabili degli effetti terapeutici secondo il meccanismo di meccanotrasduzione, ovvero la trasformazione di energia meccanica in reazioni biologiche.

I meccanismi d’azione attualmente noti e descritti in letteratura per le onde d’urto sono i seguenti:

  • effetto antinfiammatorio;
  • effetto antidolorifico ed antiedemigeno;
  • incremento della vascolarizzazione locale e dei processi di riparazione tissutale;
  • effetto antisettico ed antibatterico;
  • riduzione dell’ipertono spastico.

è noto dalla letteratura che la stimolazione con onde d’urto è in grado di indurre la sintesi (enzimatica e non enzimatica) di monossido di azoto (Nitric Oxide, o NO), e che quest’ultimo giocherebbe un ruolo determinante in molte delle azioni terapeutiche osservate: effetto antiflogistico, angiogenetico e trofico sui tessuti.

Il meccanismo d’azione della terapia con onde d’urto nel ridurre l’ipertonia spastica risulta tuttora in corso di studio. Alle prime esperienze riportate in letteratura da parte di autori tedeschi, intorno alla seconda metà degli anni novanta, sono seguite ulteriori conferme e studi anche da parte della Scuola Italiana. Con l’intento di chiarire le modalità stesse di azione terapeutica e capire il motivo per cui l’effetto positivo si potesse mantenere nel tempo anche per molte settimane (a differenza per esempio, in taluni casi, di altre terapie), sono stati condotti studi di tipo neurofisiologico. L’esame elettromiografico (EMG) condotto a livello degli arti superiori di pazienti post-stroke, ad esempio, non avrebbe rilevato nessun tipo di azione sul nervo o sul muscolo, portando alla conclusione che, probabilmente, anche in tal caso, il meccanismo potrebbe essere legato all’inibizione dell’NO a livello della placca neuromuscolare o dei fusi neuromuscolari.

Più di recente, gli stessi benefici effetti sono stati riscontrati anche su bambini affetti da spasticità.

Nella sindrome di Rett, la cui espressione clinica nelle fasi tardive è rappresentata da aumento del tono muscolare e da spasticità specialmente agli arti inferiori, l’impiego delle onde d’urto è ancora sperimentale. Lavori preliminari hanno però dimostrato che l’effetto delle onde d’urto è sovrapponibile a quello ottenuto su bambini affetti da altre forme di ipertono, come ad esempio la Paralisi Cerebrale Infantile.

Il trattamento con onde d’urto focali può e deve essere ottimizzato dall’associazione con la fisiokinesiterapia, praticata immediatamente dopo ogni seduta di onde d’urto e possibilmente ripetuta nel tempo.

è stato inoltre ipotizzato che proprio con l’associazione di onde d’urto ed esercizi attivi e passivi di mobilizzazione, nel corso delle settimane, si potrebbe ottenere anche un effetto trofico tissutale, legato a fenomeni di angiogenesi locale, che potrebbe migliorare, nel medio-lungo termine, le proprietà elastiche dei tessuti trattati.

Gli indubbi vantaggi derivanti dalla terapia con onde d’urto per patologie che abbiano come problema principale la spasticità, e quindi anche nella sindrome di Rett, sono rappresentati da:

  • non invasività della metodica;
  • applicazioni in regime ambulatoriale;
  • assenza di effetti collaterali di rilievo;
  • assenza di fenomeni di resistenza;
  • ripetitibilità delle applicazioni;
  • possibilità di associare altre metodiche terapeutiche (la stessa inoculazione di tossina botulinica).

In generale, il trattamento con onde d’urto per la riduzione dell’ipertono spastico di varia origine, seppur ancora in corso di studio relativamente ai meccanismi d’azione specifici, si profila come una valida metodica di integrazione (o alternativa, in taluni casi), ai comuni rimedi terapeutici per questo complesso problema neuro-muscolare.

 

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