Il cavallo, un terapista speciale

Congresso Livorno 2004

Nell’ambito delle attività svolte presso il nostro centro, l’Associazione Sportiva L’Unicorno, ho avuto modo di operare con alcune bambine colpite della Sindrome di Rett.

Le esperienze umane e professionali ricavate sono moltissime, ritengo però più utile al lettore una rassegna schematica delle attività svolte e dei mezzi utilizzati, rinunciando ove possibile al tecnicismo che l’argomento comunque richiede, il tutto a vantaggio della semplicità espositiva.

L’utilizzo del cavallo costituisce un elemento di grande stimolo per le bambine con cui opero; è un mammifero di grosse dimensioni, al tatto è caldo e morbido, ha un proprio odore, tutte caratteristiche che conferiscono al cavallo, inteso come “mezzo”, uno spiccato tratto di unicità.

michelaterapistaMichela con la sua Terapista

Le attività che possono essere svolte in sella o a terra sono molteplici, voglio in questa sede commentare brevemente il programma di lavoro solitamente seguito. A tal fine è necessario fornire alcuni dati preliminari. L’andatura utilizzata a cavallo, è il passo:

  • è un andatura piana e simmetrica,
  • si svolge in 4 tempi sulle diagonali (posteriore sinistro/ anteriore destro, posteriore destro/ anteriore sinistro);
  • questo movimento è lento, ondulatorio, ritmico,
  • è sinusoidale (si svolge nei 3 piani dello spazio, sagittale, frontale, orizzontale) le bambine subiscono una spinta postero-anteriore, una verticale dal basso verso l’alto e viceversa ed una laterale di lieve intensità;
  • è ciclico.

La bardatura utilizzata è il feltro con fascione a 2 maniglie, il feltro aderendo alla schiena del cavallo permette una maggior stimolazione dell’equilibrio rispetto alla sella; la presenza delle 2 maniglie al fascione permettono alle bambine di interrompere le stereotipie e di facilitare il mantenimento della postura corretta.

La prima fase del programma di lavoro prevede l’avvicinamento delle bambine al cavallo, quindi l’incontro con l’animale e successivamente il contatto fisico con lo stesso. Le bambine carezzano il loro cavallo ricevendo sensazioni di calore e morbidezza al tatto.

Il passo successivo è costituito dalla vestizione del cavallo, operazione alla quale la bambina assiste.

Una volta bardato il cavallo viene condotto in campo, in questa fase è richiesta alle bambine una funzione attiva, quindi viene loro richiesto di accompagnare l’animale in campo tenendolo per la lunghina.

La salita sul cavallo viene effettuata alla principessa; un operatore prende la bambina alla base delle braccia e l’altro all’articolazione delle ginocchia, la bambina viene sollevata e posizionata sulla schiena del cavallo poco dietro il garrese;

Da questa fase ha inizio la vera e propria attività sul cavallo; cercherò di descriverne analiticamente alcuni aspetti a mio avviso interessanti:

  • Stimolazioni cinestesiche: il passo per le sue peculiari caratteristiche determina una risposta muscolare attiva per il mantenimento dell’equilibrio; ad esempio la bambina deve mantenere il controllo posturale al momento della partenza attivando i muscoli flessori del capo, tronco e bacino per evitare di cadere all’indietro, al contrario quando il cavallo si ferma deve attivare i muscoli estensori per non cadere in avanti. Modulando le variazioni di velocità, al lunghezza e la cadenza del passo o con variazioni di direzione o d’andatura le bambine sono stimolate ad una più intensa reazione posturale;
  • Stimolazioni propriocettive: le bambine sono stimolate a dare dei comandi al cavallo, il più elementare è “far partire il cavallo”, per far ciò la bambina deve organizzare la sequenza precisa dei propri movimenti, se il comando è stato dato in maniera corretta se ne renderà subito conto da sola, il cavallo risponde, altrimenti dovrà trovare una nuova strategia;
  • Comunicazione verbale e gestuale: per mettersi in relazione col cavallo si possono utilizzare dei comandi verbali come parole e suoni o una comunicazione gestuale;

Per la discesa necessitano 2 operatori; il primo fa staccare le mani alle bambine e le posiziona davanti al fascione per permettere di al busto di distendersi in avanti, la gamba destra viene fatta scivolare sopra la groppa e riunita con l’altra, in questo momento la bambina è posta trasversalmente alla schiena del cavallo ed è fatta scivolare con il sostegno dell’altro operatore.

Una volta a terra l’attività si conclude con la fase della ricompensa; la bambina viene sollecitata a carezzare nuovamente il cavallo e comunque ad interagire profondamente con lo stesso, abbracciandone il fianco ed offrendo cibo all’animale.

Al termine di questa breve descrizione delle fasi in cui articoliamo l’attività con i soggetti afflitti dalla Sindrome di Rett, voglio nuovamente ricordare che queste poche righe non hanno alcun intento di fornire documentazioni esaustive o con valenza scientifica.

Queste poche righe, almeno nella mia intenzione, potrebbero servire da spunto di discussione per svolgere esami sicuramente più approfonditi, del resto le esperienze vissute con queste bambine, come con quelle vissute assieme a tutti gli utenti del nostro piccolo centro, sono sempre uniche ed irripetibili.

Nicla Lari, Ippoterapista